Malattie epatiche

Malattie epatiche

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Hôpital des enfants
Rue willy-Donzé 6
1205 Ginevra
Svizzera

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Centro Svizzero del Fegato del Bambino - HUG
Rue willy-Donzé 6
1211 Ginevra 14
Svizzera

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EMERGENZE
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Svizzera

  • Numero di telefono unico (7/7 – 24/24)
    +41 22 372 46 60 
    Numero di fax unico
    +41 22 372 47 42
    Indirizzo e-mail unico team.hepatoped@hcuge.ch
    Indirizzo per le emergenze : Avenue de la Roseraie 47
    Emergenze gravi / ambulanza : 144

Barbara Wildhaber
Pre
Barbara Wildhaber
Primario del reparto di chirurgia pediatrica
Valérie McLin
Pre
Valérie McLin
Medico responsabile dell’unità di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica
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Le malattie epatiche infantili sono diverse. A differenza degli adulti, non sono associate  allo stile di vita, ma sono spesso legate a un problema congenito. È importante sapere che le malattie epatiche del bambino sono rare.

Di conseguenza, alcune malattie potrebbero non essere presenti nella lista poiché abbiamo deciso di riportare concisamente solo le più frequenti.

Atresia delle vie biliari

Che cos’è l’atresia delle vie biliari ?

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L’atresia delle vie biliari è caratterizzata da un’ostruzione delle vie biliari (insieme dei canali che raccolgono la bile sintetizzata nel fegato e la trasportano nell’intestino) che si verifica nel periodo perinatale. Si tratta della causa più comune di colestasi (ritenzione biliare) neonatale. È una condizione rara e riguarda 1 nascita su 18.000 in Europa. Le femmine sono un po’ più comunemente colpite rispetto ai maschi.

Qual è la causa ?

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L’atresia delle vie biliari è una patologia non ereditaria di origine sconosciuta.

Quali sono i sintomi ?

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La diagnosi è evocata in presenza di ittero (itterizia)alla nascita, di feci scolorite (giallo chiaro, grigio) e di epatomegalia (aumento di volume del fegato rilevabile mediante palpazione).

Quali sono i trattamenti ?

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L’atresia biliare non trattata progredisce in cirrosi biliare (restringimento del fegato con grave deterioramento del suo funzionamento) in pochi mesi e porta alla morte del bambino nei primi anni di vita.

Poiché non esiste alcun trattamento farmacologico per l’atresia biliare, è consigliabile ricorrere a un intervento con il metodo Kasaï (epato-porto-enterostomia). Questo intervento deve essere eseguito tempestivamente, una volta effettuata la diagnosi, per ripristinare il flusso biliare verso l’intestino. In caso di progressione della cirrosi biliare, nonostante l’operazione, è necessario un trapianto di fegato.

Qual è la prognosi ?

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Circa il 40% dei bambini colpiti da atresia biliare ha bisogno di un trapianto di fegato prima dei 5 anni, e l’80% dei bambini viene trapiantato prima dei 20 anni. È importante precisare che la percentuale di sopravvivenza dei pazienti è molto buona (avvicinandosi al 100%), con una qualità della vita vicina al normale per la maggior parte di loro.

Colestasi intraepatica progressiva familiare

Che cos’è la colestasi intraepatica progressiva familiare ?

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Questa nomenclatura fa riferimento a rare malattie genetiche del fegato conosciute con l’acronimo PFIC (dall’inglese “Progressive Intraepatic Familial Colestasis”). Sono caratterizzate da un accumulo di bile (colestasi) nel fegato.

A causa di un difetto di trasporto della bile dagli epatociti (cellule epatiche) verso i dotti biliari, la bile si accumula negli epatociti, che sono quindi esposti agli effetti tossici degli acidi biliari.

Sono stati identificati quattro tipi di PFIC, a seconda delle molecole interessate da questa malattia genetica :

  • FIC1 (PFIC-1)
  • BSEP (PFIC-2)
  • MDR-3 (PFIC-3)
  • TJP2 (PFIC-4).

Colpiscono un neonato ogni 50.000-100.000 nascite.

Come si trasmettono ?

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Le PFIC sono malattie autosomiche recessive. Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve quindi ereditare due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore.

Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo. Sempre più studi suggeriscono che i portatori possono essere colpiti dalla malattia, ma in età avanzata.

Quali sono i sintomi ?

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I sintomi compaiono generalmente durante il primo anno di vita e la malattia progredisce in cirrosi. Il sintomo più comune è un prurito intenso e invalidante. Nei bambini, si osserva un deterioramento delle condizioni di salute generale a causa del costante disagio causato dal prurito.

A differenza di altre cause di colestasi, l’ittero è scarsamente visibile. Si osservano anche disturbi della crescita e carenze di vitamine. Gli eventi, tuttavia, variano a seconda del tipo di PFIC : 

  • La PFCI-1 è una forma cosiddetta sistemica (colpisce diversi organi) causando diarrea, pancreatite, polmonite e sordità.
  • La PFIC-2 colpisce solo il fegato, ma è una forma più grave che comporta il rischio di sviluppare un tumore epatico.
  • La PFIC-3 può essere di gravità variabile e può avere conseguenze che vanno dai calcoli biliari alla cirrosi.
  • La PFIC-4 è un’altra forma cosiddetta sistemica, soprattutto associata a disturbi dell’udito.

Come si esegue la diagnosi ?

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Eseguendo esami del sangue, compresi test genetici e biopsia epatica.

Quali sono i trattamenti ?

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Attualmente non esiste alcun farmaco che permetta la guarigione completa. L’obiettivo è di facilitare il flusso biliare e quindi di ridurre il prurito. Vengono inizialmente prescritti farmaci come acido ursodesossicolico o rifampicina. In alcuni casi di PFIC-2, sono disponibili dei trattamenti sperimentali.

Se i sintomi persistono, può essere proposto un intervento chirurgico per deviare parte del flusso biliare verso

  • a pelle (in una sacca)
  • l’intestino.

Se, nonostante questi interventi, la situazione peggiora (prurito refrattario o cirrosi), si fa ricorso al trapianto di fegato.

Qual è la prognosi ?

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La prognosi senza trapianto di fegato è la progressione verso la cirrosi e il rischio di tumore epatico. La prognosi con trapianto di fegato è eccellente. Tuttavia, sono stati descritti casi di malattia simile alla recidiva di PFIC-2 in caso di trapianto epatico.

Fibrosi epatica congenita, malattia di Caroli, sindrome di Caroli[

Cosa sono queste malattie e quali sono i sintomi ?

Fibrosi epatica congenita

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Il fegato viene progressivamente riempito da ponti di tessuto fibroso (tessuto di restringimento). Il sangue non è più in grado di attraversare il fegato normalmente. Ne deriva un aumento della pressione sanguigna nei vasi a monte del fegato, in particolare nella vena porta (ipertensione portale).

Ne consegue una splenomegalia (aumento del volume della milza), così come varici esofagee (dilatazione delle vene intorno all’esofago) che possono essere associate a emorragie (sanguinamenti) gastrointestinali.

Malattia di Caroli

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Si verifica una dilatazione anomala dei dotti biliari nel fegato. Il trasporto della bile dal fegato all’intestino subisce pertanto un rallentamento e il paziente può sviluppare un ittero (itterizia). Poiché la bile tende a ristagnare nei dotti, quest‘ultimi possono infettarsi (colangite). Poiché queste colangiti possono essere gravi, richiedono spesso un trattamento antibiotico per via endovenosa.

Un’altra complicanza della malattia di Caroli è la litiasi (calcoli), che può portare a coliche biliari o a episodi di pancreatite.

Sindrome di Caroli

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Una variante più comune di questa malattia, chiamata sindrome di Caroli, è caratterizzata da dilatazioni delle grandi vie biliari associate a fibrosi epatica congenita. I pazienti con sindrome di Caroli presentano una fibrosi epatica significativa e possono pertanto manifestare sintomi combinati delle due malattie descritte precedentemente.

Questa sindrome può essere associata a malattia renale policistica autosomica recessiva (sviluppo di cisti nei reni) e ad altre malattie ereditarie chiamate “ciliopatie”.

Come si trasmettono ?

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La fibrosi epatica congenita e la sindrome di Caroli sono malattie genetiche rare che possono svilupparsi nella prima infanzia.

La malattia di Caroli può svilupparsi a qualsiasi età e colpisce soprattutto le ragazze e le donne. L’eziologia è sconosciuta e la sua incidenza è sporadica.

Come si esegue la diagnosi ?

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La diagnosi si basa su tecniche di imaging (ecografia, TC o colangiografia a risonanza magnetica). Talvolta è richiesta una colangiografia diretta (visualizzazione dell’albero biliare mediante iniezione di un mezzo di contrasto) e una biopsia epatica. Sono stati segnalati casi di diagnosi prenatale mediante ecografia.

Quali sono i trattamenti ?

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In caso di ipertensione portale importante, infezioni ricorrenti o grave compromissione della funzionalità epatica, il trattamento più indicato è il trapianto di fegato. In caso di grave insufficienza renale, potrebbe essere proposto anche un trapianto di rene.

Nel caso della malattia di Caroli, la gestione dipende dalla presentazione clinica, dalla posizione e dallo stato di evoluzione della malattia. Può essere di tipo conservativo (antibiotici, acido ursodesossicolico, drenaggio biliare) o chirurgico (incluso, in ultima analisi, un trapianto di fegato).

Qual è la prognosi ?

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La prognosi è variabile e dipende dalla frequenza e dalla gravità degli episodi di colangite, dalla presenza di malattie associate e da un aumento del rischio di tumore delle vie biliari.

Epatite fulminante o insufficienza epatica acuta

Che cos’è un’insufficienza epatica acuta ?

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L’insufficienza epatocellulare acuta (o insufficienza epatica acuta) è una condizione critica che mette in pericolo la vita del bambino. Gli epatociti (cellule epatiche) lavorano in modo insufficiente con potenziali complicanze gravi.

Quali sono le cause ?

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Le cause possono essere molteplici, ma si identificano solo in circa il 50% dei casi. Le cause note includono :

  • Malattie metaboliche
  • Malattie autoimmuni: gli anticorpi prodotti dall’organismo attaccano e distruggono le cellule epatiche
  • Alcune sostanze tossiche per il fegato.
  • Alcuni farmaci diventano tossici per il fegato, quando vengono sovradosati (come il paracetamolo, frequentemente usato contro febbre e dolori).
  • Il fungo “amanita” è un esempio di sostanza nonmedicamentosa tossica per il fegato.
  • Infezioni, soprattutto virali.

Quali sono i sintomi ?

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L’insufficienza epatocellulare acuta si manifesta all’improvviso in un paziente apparentemente in buona salute. I sintomi sono variabili :

  • Un disturbo dello stato di coscienza: i bambini sono disorientati, agitati e persino soggetti a svenimento.
  • Disturbi della coagulazione: sanguinamenti senza lesioni visibili
  • Accumulo di liquido nell’addome, chiamato “ascite”.
  • Insufficienza renale
  • Problemi metabolici, come un livello di zuccheri troppo basso nel sangue (ipoglicemia).

I sintomi dipendono dall’origine dell’insufficienza epatica. Generalmente, i medici monitorano il bambino da vicino nel reparto di terapia intensiva e cercano di preservare la funzione dei diversi organi, inclusa quella epatica.

Se la situazione diventa critica, un trapianto di fegato d’urgenza è l’unico trattamento possibile.

Qual è la prognosi ?

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La fase critica è quella che precede il trapianto di fegato. Successivamente, la prognosi di sopravvivenza è eccellente, anche se, in base alla malattia primaria, possono esserci conseguenze, soprattutto neurologiche.

Epatoblastomi e tumori epatici nel bambino

Quali sono i tumori epatici ?

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Sono rari in età infantile. Rappresentano l’1% di tutte le forme di tumori solidi pediatrici e sono maligni nei 2/3 dei casi.

Tumori epatici benigni

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Sono soprattutto di origine vascolare (emangioma, emangioendotelioma), seguiti in ordine di frequenza dall’amartoma mesenchimatoso congenito, dall’iperplasia nodulare focale e dall’adenoma.

Tumori epatici maligni

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La maggior parte di essi (90%, escluse le metastasi) si suddivide in due gruppi:

  • L’epatoblastoma, la cui incidenza annuale è di 1 caso su un milione di bambini e che si presenta solitamente prima dei 3 anni di vita.
  • Il carcinoma epatocellulare, che è molto più raro, si verifica generalmente negli adolescenti. Se è associato a una malattia epatica preesistente, si manifesta piuttosto durante l’infanzia.

Infine, esiste anche una terza forma tumorale, molto più rara dell’epatoblastoma. Si tratta del sarcoma, che rappresenta il 10% dei tumori epatici e colpisce generalmente il bambino in età scolare.

Quali sono i sintomi ?

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Il tumore si manifesta il più delle volte con la comparsa di una massa nell’addome, generalmente palpabile, a volte accompagnata da dolori addominali.

Come si esegue la diagnosi ?

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La valutazione viene eseguita tramite TC o risonanza magnetica nucleare (RMN). L’imaging consente di valutare l’estensione del tumore. Viene spesso eseguita una biopsia del tumore sotto anestesia generale per conoscere con precisione la sua natura e proporre il trattamento più appropriato.

Quali sono i trattamenti ?

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Per i tumori benigni, è generalmente indicato il semplice monitoraggio mediante ecografia e l’intervento chirurgico deve essere eseguito solo in rari casi.

L’obiettivo del trattamento dei tumori maligni è di ottenere la completa rimozione chirurgica del tumore.

Questo intervento è quasi sempre accompagnato da un trattamento chemioterapico prima e dopo l’operazione. In alcuni casi vengono proposte tecniche di radiologia interventistica.

Qual è la prognosi ?

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I progressi nella gestione medico-chirurgica dei tumori maligni hanno contribuito in modo significativo a migliorare la prognosi dei bambini colpiti da uno di questi tumori.

Ipertensione portale
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Cos'è l'ipertensione portale e come si cura ? Qual è la funzione del fegato ? Cosa succede quando il fegato è malato ? Un video animato è stato specialmente creato per i bambini e i genitori interessati a questo tema per aiutarli a meglio comprendere l'ipertensione portale.

Creato da Pre Valérie McLin (medico responsabile del Centro svizzero del fegato infantile, Unità di gastroenterologia pediatrica, epatologia e nutrizione, HUG), questo clip di animazione è stato prodotto dalla società Toysfilms, grazie al sostegno della fondazione Gourgas.

Shunt meso-Rex

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Come indicato nel video, la causa più comune di ipertensione portale nei bambini è l'ostruzione della vena porta all'esterno del fegato, il cavernoma portale. Questo può portare ad un‘emorragia delle varici esofagee o ad altri problemi. In questa situazione, si può ricorrere nella maggior parte dei casi al trattamento chirurgico.

Il video parla di uno "shunt": si tratta del classico shunt Rex, chiamato anche shunt meso-Rex. Si tratta di una sorta di ponte per aggirare l'ostacolo esterno al fegato, il cavernoma portale: i chirurghi utilizzano una vena del collo del bambino, che può essere facilmente tolta, e la inseriscono tra una grossa vena dell'intestino, la vena mesenterica superiore, e lo spazio Rex, un punto della vena porta nel fegato che è abbastanza facilmente accessibile al chirurgo. 

Così il flusso sanguigno, bloccato dal cavernoma e in iperpressione, ritrova facilmente la strada attraverso il ponte chiamato shunt meso-Rex e può finalmente tornare a circolare normalmente, senza resistenza, attraverso il fegato. Il circuito fisiologico è ripristinato!

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Cisti del coledoco

Cos’è una cisti del coledoco ?

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Questo termine si riferisce alla dilatazione congenita della via biliare principale (che porta la bile dal fegato all’intestino) e/o delle vie biliari intraepatiche (all’interno del fegato).

La cisti può svilupparsi quando la giunzione tra la via biliare principale e il dotto pancreatico è troppo lontana dall’intestino. I succhi pancreatici (che sono irritanti) ritornano quindi al fegato attraverso il coledoco.

Questo fenomeno provoca un’irritazione e favorisce lo sviluppo di una cisti. La condizione è molto rara, con un’incidenza in Europa di 1 caso ogni 100.000 nascite, ma con una tendenza a diventare più frequente.

Quali sono i sintomi ?

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La cisti del coledoco può manifestarsi nel bambino piccolo con crisi addominali dolorose, pancreatite (infiammazione del pancreas), ittero (itterizia) o con la formazione di una massa a livello del lato destro della pancia. Le conseguenze a lungo termine possono essere la cirrosi biliare (restringimento del fegato con deterioramento del suo funzionamento) o, nel 30% dei casi in età adulta, una progressione verso il tumore del dotto biliare.

Come si esegue la diagnosi ?

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La diagnosi prima della nascita è possibile se la dilatazione del coledoco è importante e visibile all’ecografia prenatale. Il rischio principale è quello di confonderla con un’atresia delle vie biliari (vedere capitolo sull’atresia delle vie biliari) di forma cistica che richiede un trattamento urgente, mentre la cisti del coledoco può essere rimossa più tardi, intorno ai 3-6 mesi di età.

Dopo la nascita, può essere diagnosticata mediante ecografia e colangio-pancreatografia a risonanza magnetica (colangio-RM) che permette di caratterizzare l’esatta morfologia della cisti. 

Quali sono i trattamenti ?

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Il trattamento è sempre chirurgico. Deve essere eseguito tempestivamente ma non d’urgenza, per limitare lo sviluppo di una fibrosi/cirrosi epatica o di complicanze della cisti. L’intervento chirurgico comporta :

  • exeresi di tutta la via biliare principale (extraepatica) suscettibile di progredire in tumore (inclusa la cistifellea);
  • ricostruzione della via biliare, utilizzando un’ansa intestinale innestata verso il fegato e suturata alla via biliare intraepatica.

Qual è la prognosi ?

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I risultati postoperatori sono eccellenti con una guarigione generalmente senza conseguenze.

Tuttavia, è necessaria una sorveglianza prolungata con un’ecografia annuale per rilevare il possibile sviluppo del tumore della millimetrica via biliare residua al di fuori del fegato, un evento estremamente raro.

Malattia di Wilson

Che cos’è la malattia di wilson ?

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La malattia di Wilson è una rara malattia genetica ereditaria. Si trasmette con modalità autosomica recessiva, vale a dire che il gene responsabile della malattia è recessivo.

Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve aver ereditato due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore. Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo.

Comment se transmet-elle ?

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La maladie de Wilson est une maladie génétique héréditaire rare. Elle se transmet de façon autosomique récessive, c’est-à-dire que le gène responsable de la maladie est récessif.

Pour que la maladie se déclare, un enfant doit avoir hérité de deux gènes défectueux (récessifs), un de chaque parent. Si les parents ne sont pas malades, on dit qu’ils sont ‘porteurs’ de ce gène récessif.

Quali sono i sintomi ?

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Compaiono nei bambini dai 3 anni in su e più di frequente durante l’adolescenza (10-20 anni). Ci vogliono infatti diversi anni prima che l’accumulo di rame diventi tossico per l’organismo.

Il danno epatico può manifestarsi con la comparsa di ittero (itterizia), con l’aumento del volume del fegato (epatomegalia) e, nei casi più avanzati, con l’accumulo di liquidi nell’addome, chiamato “ascite”.

Il danno cerebrale si manifesta più tardi, a partire dall’adolescenza.

I sintomi variano a seconda dell’area danneggiata: difficoltà di apprendimento, tremolio, disturbi della deglutizione, difficoltà nella scrittura o disturbi del linguaggio.

Alcuni pazienti possono presentare anche disturbi psichiatrici.

Come si esegue la diagnosi ?

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È difficile da diagnosticare e richiede una serie di test complementari: esami del sangue e delle urine e spesso una biopsia epatica. Per confermare la diagnosi viene eseguita una ricerca delle mutazioni genetiche nei bambini e nei rispettivi familiari per identificare i portatori della malattia.

Quali sono i trattamenti ?

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Esiste un farmaco che deve essere assunto per tutta la vita. Mira a diminuire il livello di rame nell’organismo.

Qual è la prognosi ?

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Dipende dalla precocità della diagnosi e dalla tempestività con cui si inizia il trattamento. Se la malattia di Wilson viene diagnosticata in ritardo (ad esempio durante l’adolescenza), la gravità del danno epatico richiede spesso il ricorso a un trapianto di fegato.

Se la malattia viene diagnosticata in età adulta, le conseguenze neurologiche sono spesso irreversibili.

Deficit di alfa-1-antitripsina

Che cos’è il deficit di alfa-1-antitripsina (A1AT) ?

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L’A1AT è una proteina prodotta dal fegato che normalmente circola nel sangue. Protegge gli organi dall’aggressione degli enzimi rilasciati da alcune cellule durante un’infiammazione (per esempio un’infezione).

In questa malattia, l’A1AT rimane nel fegato e non svolge il suo ruolo di protezione.

Gli enzimi non sono più neutralizzati e attaccano principalmente i polmoni distruggendoli progressivamente. Ciò porta a un enfisema (presenza di bolle d’aria nel tessuto polmonare).

Come si trasmette ?

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Il deficit di A1AT è una malattia genetica. È dovuta a una mutazione del gene che controlla la produzione di A1AT. Si trasmette con modalità autosomica recessiva, vale a dire che il gene responsabile della malattia è recessivo.

Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve aver ereditato due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore. Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo.

Quali sono i sintomi ?

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A livello dei polmoni, i sintomi compaiono spesso in età adulta e sono aggravati dal tabacco: affanno, tosse, respiro sibilante e infezioni polmonari.

A livello del fegato, il deficit di A1AT causa un’infiammazione (epatite), con conseguente rischio di cirrosi. A volte può manifestarsi un ittero dalla nascita o più tardi.

I sintomi sono variabili. Alcuni pazienti rimangono asintomatici.

Come si esegue la diagnosi ?

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Generalmente un semplice prelievo di sangue è sufficiente per diagnosticare questa malattia misurando la quantità di A1AT nel sangue. Possono essere eseguite ulteriori indagini per descrivere più precisamente il tipo di deficit e per valutare le condizioni del fegato: ecografia dell’addome, altri esami del sangue e biopsia epatica.

Quali sono i trattamenti ?

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Per trattare i sintomi polmonari che si manifestano in età adulta, si utilizzano broncodilatatori e corticosteroidi. Si raccomanda vivamente alle persone che rimangono accanto al bambino di non fumare.

Inoltre si raccomanda al paziente di vaccinarsi contro batteri e virus potenzialmente dannosi per i polmoni e il fegato (influenza, pneumococco, epatite A e B).

In forme molto gravi di deficit di A1AT, si può ricorrere al trapianto di fegato o di polmone.

Deficit di lipasi acida lisosomiale (LAL-D)

Che cos’è il deficit di lipasi acida lisosomiale (LAL-D) ?

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La LAL è una proteina prodotta dal fegato che normalmente circola nel sangue. Partecipa alla metabolizzazione dei grassi nell’organismo.

La sua carenza provoca un accumulo di lipidi, in particolare esteri del colesterolo e dei trigliceridi, nel fegato, nel cuore e in altri organi, che ne compromettono il funzionamento.

Questa malattia genetica causa complicanze epatiche e livelli elevati di colesterolo nel sangue.

Come si trasmette ?

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Si tratta di una malattia genetica dovuta a una mutazione del gene LIPA. Si trasmette con modalità autosomica recessiva, vale a dire che il gene responsabile della malattia è recessivo.

Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve aver ereditato due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore. Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo.

Quali sono i sintomi ?

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Può colpire persone di tutte le età, dalla nascita all’età adulta.

  • Nei neonati, i sintomi sono gravi e si manifestano nei primi mesi: grave malassorbimento (diarrea), disturbi della crescita, fibrosi e cirrosi epatica.
  • Nei bambini, i sintomi compaiono solitamente intorno ai cinque anni.

A livello del fegato si osserva un aumento del tasso di enzimi epatici e un’epatomegalia (aumento del volume del fegato), che può progredire in fibrosi, cirrosi e insufficienza epatica.

A livello cardiovascolare, si rileva un aumento del tasso di colesterolo cattivo (LDL), una diminuzione del tasso di colesterolo buono (HDL) e un’aterosclerosi accelerata.

Come si esegue la diagnosi ?

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Come spesso accade con altre rare malattie, la diagnosi viene generalmente eseguita in ritardo poiché il deficit di LAL viene spesso confuso con altre malattie più diffuse. Nel caso in cui le persone con deficit di LAL presentino una carenza di LAL o non abbiano l’enzima LAL nel sangue, la diagnosi può essere eseguita mediante un esame ematico enzimatico.

Quali sono i trattamenti ?

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Esiste un trattamento chiamato sebelipasi alfa che è stato testato sia nei neonati in uno stadio precoce della malattia, sia nei bambini più grandi.

Qual è la prognosi ?

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Quando la malattia si manifesta nel neonato, può essere molto grave, persino mortale. Se si manifesta più tardi, è meno grave. In alcuni casi, il trapianto di fegato può essere un trattamento possibile.

Colelitiasi

Cos’è la colelitiasi ?

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Si tratta di calcoli presenti nella cistifellea e nelle vie biliari intra ed extraepatiche (all’interno e all’esterno del fegato).

Quali sono le cause ?

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L’origine della colelitiasi nel bambino viene evidenziata solo nel 30% dei casi. A volte è dovuta a un eccesso di colesterolo nel sangue.

È favorita da alcune malattie croniche, ad esempio emopatie emolitiche, dalla prolungata nutrizione parenterale o da resezioni estese dell’intestino tenue.

Quali sono i sintomi ?

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La colelitiasi è spesso asintomatica e viene rilevata solo fortuitamente durante un’ecografia addominale. Tuttavia, può causare attacchi di dolore addominale, chiamati “coliche biliari”.

Le due complicanze più importanti sono la colecistite acuta (infiammazione della cistifellea) e la migrazione dei calcoli nel dotto biliare principale, con rischio di ritenzione biliare (associata a ittero) o di pancreatite (infiammazione del pancreas).

Come si esegue la diagnosi ?

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La diagnosi viene eseguita tramite un’ecografia addominale, che può essere completata da una colangio-pancreatografia mediante risonanza magnetica (colangio-RM).

Alla risonanza si aggiunge un esame del sangue per identificare l’origine della litiasi e l’eventuale irritazione del fegato e/o del pancreas.

Quali sono i trattamenti ?

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La colelitiasi asintomatica senza causa nota viene semplicemente monitorata poiché è possibile che scompaia spontaneamente.

La colelitiasi sintomatica o secondaria a un’emolisi cronica (distruzione di globuli rossi con anemia, come nei casi di anemia falciforme o sferocitosi) richiede un trattamento chirurgico, che consiste nel rimuovere la cistifellea tramite laparoscopia.

Viene spesso eseguita una colangiografia (visualizzazione delle vie biliari) durante l’intervento per eliminare un calcolo “bloccato” nella via biliare.

Nei neonati, la colangiografia percutanea permette spesso di liberare la via biliare dai calcoli che la ostruiscono, ma a volte deve essere eseguita una laparotomia.

Malattie autoimmuni

Quali sono le cosiddette malattie autoimmuni del fegato ?

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Epatite autoimmune (EAI) e colangite sclerosante sono malattie autoimmuni, vale a dire che l’organismo attacca le proprie cellule. In altre parole, il fegato viene attaccato dagli anticorpi prodotti dall’organismo.

Come si esegue la diagnosi ?

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L’epatite autoimmune è più comune nei soggetti di sesso femminile. La diagnosi si basa su una biopsia epatica che mostra il danneggiamento dell’organo. I risultati degli esami del sangue sono disturbati e permettono di rilevare la presenza di determinati anticorpi nel sangue.

La colangite sclerosante (colangite sclerosante primitiva, CSP) è più comune nei soggetti di sesso maschile. Può essere associata a malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn, rettocolite).

La diagnosi viene effettuata anche mediante biopsia epatica ed esami del sangue (presenza di auto-anticorpi). Si utilizzano anche tecniche di  risonanza per identificare l’eventuale dilatazione delle vie biliari tipica di questa patologia (ottenendo immagini cosiddette “a rosario”).

A differenza dell’epatite autoimmune, la colangite sclerosante non risponde agli immunosoppressori (steroidi, azatioprina).

Viene quindi adottata una strategia di monitoraggio per cercare di evitare le complicanze della colestasi: carenza di vitamine liposolubili e fragilità ossea.

A causa di un maggiore rischio di tumore delle vie biliari, per la colangite sclerosante è spesso indicato il trapianto.

Quali sono i trattamenti ?

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Per l’epatite autoimmune, il trattamento consiste nel rallentare il sistema immunitario del paziente, al fine di ridurre l’infiammazione epatica e di conseguenza il rischio di cirrosi a lungo termine.

Generalmente si utilizzano il prednisone e l’azatioprina (Imurek®), che sono farmaci immunosoppressori.

A differenza dell’epatite autoimmune, la colangite sclerosante non risponde agli immunosoppressori (steroidi, azatioprina).

Viene quindi adottata una strategia di monitoraggio delle complicanze della colestasi: carenza di vitamine liposolubili e fragilità ossea.

A causa di un maggiore rischio di tumore delle vie biliari, per la colangite sclerosante è spesso indicato il trapianto di fegato.

In alcuni casi, il bambino potrebbe avere una “overlap syndrome”. Alla biopsia, si osserva un’immagine che evidenzia entrambe le patologie: la biopsia mostra segni di epatite autoimmune (EAI) da una parte e di colangite sclerosante primitiva (CSP) dall’altra.

È opportuno seguire da vicino questi bambini per limitare gli effetti collaterali del trattamento se i farmaci non funzionano.

Malattie metaboliche

Che cos’è una malattia metabolica ?

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Il fegato fabbrica degli enzimi e li immagazzina. Il cibo che ingeriamo è “scomposto” (metabolizzato) da questi enzimi in piccole molecole, che serviranno da combustibile per l’organismo.

Una persona con una malattia metabolica non produce un enzima o ne produce una quantità insufficiente. Alcuni elementi nutritivi non scomposti si accumulano nell’organismo e lo intossicano.

Esistono diverse malattie metaboliche: esse possono influenzare il metabolismo delle proteine (tirosinemia, fenilchetonuria, malattia delle urine a sciroppo d’acero), degli zuccheri (glicogenosi, intolleranza congenita al fruttosio, galattosemia) e dei lipidi.

Possono anche interessare processi che avvengono all’interno della cellula, nel qual caso si parla di malattie mitocondriali o malattie lisosomiali.

Globalmente, le malattie metaboliche si verificano in un neonato su 800-2.500 nascite.

Come si trasmettono ?

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La maggior parte è di tipo ereditario e si trasmette con modalità autosomica recessiva. Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve quindi ereditare due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore. Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo.

Quali sono i sintomi ?

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Si manifestano in modo variabile, alla nascita o dopo un periodo che va da pochi mesi a pochi anni. Si manifestano in diversi modi, per esempio con :

  • ittero(itterizia);
  • distensione addominale;
  • insufficienza epatica;
  • ritardo nell’aumento di peso;
  • vomito;
  • diarrea;
  • sintomi neurologici: disturbi sonno-veglia ecc.;
  • disturbi del funzionamento renale.

Nei neonati, i primi sintomi compaiono all’improvviso e bruscamente Questi sintomi sono spesso innescati dall’ingestione di un nuovo alimento o da un particolare stress, come nel caso di una malattia infantile.

Quali sono i trattamenti ?

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La diagnosi precoce è essenziale e spesso determina il decorso della malattia.

Per alcuni disturbi metabolici, deve essere seguita una dieta molto rigorosa. In questo modo è possibile alleviare i sintomi della malattia.

La dieta consiste nell’eliminare dall’alimentazione del bambino le molecole che non vengono scomposte. Ad esempio per la tirosinemia, la tirosina è proibita.

Per altre malattie metaboliche, esistono dei trattamenti farmacologici. Ma spesso, poiché solo la terapia genica potrebbe essere efficace, il trattamenti proposti si limitano alla gestione delle complicanze.

In attesa della terapia genica, il trapianto di fegato è spesso il trattamento più indicato per le malattie metaboliche.

Il trapianto mira a fornire al bambino l’enzima mancante per garantirgli un futuro il più normale possibile, da una parte, ed evitargli restrizioni alimentari, dall’altra parte.

Qual è la prognosi ?

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La prognosi di una malattia metabolica varia a seconda del soggetto e del tipo di deficit enzimatico. Tuttavia, possiamo attenerci a due principi generali :

  • più giovane è il soggetto colpito, più grave sarà la prognosi
  • la prognosi con o senza trapianto di fegato dipende dal numero di organi interessati dal deficit.
Fibrosi cistica

Cos’è la fibrosi cistica ?

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È caratterizzata da una mutazione in un gene (CFTR) che codifica per una proteina responsabile del trasporto del cloro attraverso le membrane delle cellule di tutto il corpo.

Il cloro non può circolare normalmente e ciò si traduce in una maggiore viscosità delle secrezioni di mucina delle superfici polmonari e digestive.

Le secrezioni si accumulano causando ostruzioni e possono infettarsi. Colpisce un bambino su 3.500 nei paesi europei.

Come si trasmette ?

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È una malattia genetica a trasmissione autosomica recessiva. Si trasmette con modalità autosomica recessiva, vale a dire che il gene responsabile della malattia è recessivo.

Affinché la malattia si manifesti, un bambino deve aver ereditato due geni difettosi (recessivi), uno da ciascun genitore. Se i genitori non sono malati, si dicono “portatori” di questo gene recessivo.

Quali sono i sintomi ?

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La malattia colpisce i polmoni, il fegato e altri organi come il pancreas (diabete insulino-dipendente), i genitali (compromissione della fertilità) e le vie aeree superiori (poliposi nasale).

Il fegato può anche essere raggiunto a causa dell’aumento di viscosità della bile dovuto all’anormalità della proteina CFTR a livello dei dotti biliari. La bile, troppo viscosa, si accumula e porta a molteplici ostruzioni dei dotti biliari, comportando il rischio di cirrosi.

La cirrosi rende difficile il passaggio del sangue attraverso il fegato favorendone l’accumulo negli organi intra-addominali. Parliamo in questo caso di ipertensione portale, i cui sintomi sono un aumento delle dimensioni dell’addome, il rallentamento dell’[3]aumento di peso e, nei casi più gravi, il rischio di emorragia gastrointestinale. 

Il danno epatico è raramente accompagnato dall’ingiallimento della pelle (ittero) o da insufficienza epatica.

Come si esegue la diagnosi ?

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La diagnosi di fibrosi cistica si basa su un test chiamato del “sudore”, che permette di valutare se la secrezione di cloro sia aumentata, e può essere confermata dalla ricerca genetica della mutazione di CFTR.

Quali sono i trattamenti ?

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Attualmente non esiste alcuna cura. I trattamenti mirano ad alleviare i sintomi.

  • A livello polmonare, sono spesso indicate fisioterapia giornaliera e ricoveri in ospedale per ricevere il trattamento antibiotico a causa di sovrainfezioni di origine batterica.
  • Per il danno epatico: si prescrivono vitamine e acido ursodesossicolico
  • Per il danno pancreatico: vengono somministrati enzimi pancreatici.

A seconda della situazione, può essere proposto un trapianto, solo dei polmoni, solo del fegato oppure di entrambi gli organi.

Il trapianto di fegato permette di curare l’anormalità genetica a livello del fegato, evitando così la possibile recidiva della malattia epatica.

Invece, le lesioni polmonari ed endocrinologiche persistono dopo un trapianto di fegato e richiedono lo stesso controllo previsto prima del trapianto. 

Shunt portosistemici congeniti
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Oggi la prevalenza degli shunt portosistemici congeniti è sconosciuta, ma la gravità delle loro ripercussioni è riconosciuta.

Le complicanze degli shunt porto-cavali congeniti comprendono tumori epatici benigni e maligni, disturbi della concentrazione e dell’attenzione (encefalopatia) e gravi complicanze cardiopolmonari, tutte insorte in età précoce. Si tratta quindi di una vera e propria malattia sistemica con una presentazione pediatrica e gravi ripercussioni, che possono portare al cancro e al trapianto di fegato.

Le complicazioni possono essere diagnosticate a qualisiasi età. A tal fine, abbiamo creato un registro internazionale che riporta tutte le presentazioni, sia pediatriche che dell’adulto. Il nostro obiettivo è quello di caratterizzare meglio le malformazioni e le loro complicazioni. Sopratutto, il nostro obiettivo è quello di offrire ai pazienti la migliore assistenza possibile dal momento della diagnosi. 

Offriamo un’assistenza multidisciplinare che coinvolge la radiologia interventistica, la cardiologia se necessario, la neurologia e altre specialità che dipendono dalle necessità del bambino.

Link utili

Sindrome di Alagille

Che cos’è la Sindrome di Alagille ?

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La sindrome di Alagille è una malattia genetica che raggruppa un insieme di sintomi. È causata da una mutazione cromosomica del gene JAG1 sul cromosoma 20 o del gene NOTCH2 sul cromosoma 1.

Questa rara malattia colpisce 1 bambino ogni 100.000 nascite.

Come si trasmette ?

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La mutazione può avvenire durante il periodo embrionale e, in questo caso, sarà considerata come acquisita, o può essere trasmessa da uno dei genitori.

L’analisi genetica permette di confermare la diagnosi.

Quali sono i sintomi ?

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Un ittero (itterizia) prolungato nel neonato è spesso la prima forma di manifestazione della malattia. L’ittero è associato a una colestasi neonatale (ritenzione biliare) dovuta a una rete biliare debole.

La diminuzione del numero di dotti biliari all’interno del fegato porta anche a un accumulo della bilirubina cosiddetta “coniugata” nel sangue.

Oltre all’ittero, il bambino può manifestare anche prurito, causato dall’alto livello di bilirubina coniugata.

Si riscontrano con frequenza variabile anche altri sintomi o segni nella sindrome di Alagille come:

  • Malformazioni cardiache (la più comune è la stenosi dell’arteria polmonare)
  • Anomalie vertebrali con aspetto di “ali di farfalla” alla radiografia.
  • Una forma del viso caratteristica
  • Un’anomalia dell’iride chiamata embriotoxon (deposito di grasso intorno all’iride)
  • Problemi renali
  • Statura più piccola del normale.

Come si esegue la diagnosi ?

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Di fronte a segni compatibili con questa sindrome, l’analisi genetica può successivamente confermare la diagnosi dal momento che sono state identificate le mutazioni genetiche.

Quali sono i trattamenti ?

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Il trattamento dipende dai sintomi, che possono essere variabili. Alcuni pazienti manifestano solo problemi cardiaci.

In caso di ittero persistente, devono essere adottate misure nutrizionali per evitare la carenza di vitamine e assicurare una buona crescita. Il prurito può essere attenuato da un farmaco, la rifampicina.

Un trapianto di fegato è indicato se il prurito non viene alleviato dalla terapia farmacologica o se la malattia progredisce in gravi complicanze epatiche.

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image du foie

Dernière mise à jour : 21/09/2023

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